Innovazione ed efficientamento nel settore agro-industriale

22 Gen 2024 - agro-alimentare, Ricerca, Sostenibilità, Sviluppo, Transizione Energetica

Innovazione ed efficientamento nel settore agro-industriale

La transizione verso la neutralità climatica (Carbon Neutral) rappresenta il principale obiettivo UE 2050. Nel 2001, l’OCSE[1] aveva promosso il concetto di “industrializzazione sostenibile”, esortando l’utilizzo di biotecnologie industriali nel settore energetico, a discapito di quelle tecnologie decisamente più impattanti in termini di emissioni di gas serra. Le aziende agricole, le aziende zootecniche, le industrie alimentari hanno cicli di lavoro, assorbimenti di energia elettrica, termica e produzione di sottoprodotti, tali da consentire diverse possibilità di recupero energetico, specie su elevate produzioni. Le alternative sono diverse e includono tecnologie che tendenzialmente mirano al riciclo/recupero dei rifiuti, da trasformare in elementi chiave per la transizione ecologica trovando impiego per carburanti sostenibili e non solo.

Da diversi anni ormai, ENEA[2] promuove l’utilizzo efficiente di prodotti agricoli e agroindustriali a fini energetici, incentivando lo sviluppo di filieremaggiormente sostenibili per la produzione di biometano e biocarburanti.

I biocarburanti sono ottenuti prevalentemente da materie prime di scarto (come ad esempio oli esausti da cucina, grassi animali e residui dell’industria agroalimentare) che, grazie agli enormi passi avanti fatti dalla ricerca scientifica, possono essere ben integrate nel settore della raffinazione.

È evidente inoltre, che a livello globale, la domanda energetica tende ad aumentare di anno in anno. Per questo motivo, la sostituzione di combustibili fossili con biocarburanti nel settore dei trasporti, rappresenterebbe il passo più importante, nonché la sfida principale per la transizione verso la decarbonizzazione, assicurando un accesso all’energia sia efficiente che sostenibile.

Nell’ambito delle iniziative UE, volte a preservare l’ambiente, vi sono progetti sia Carbon Neutral sia Carbon Negative, intendendo con quest’ultimo tecnologie e sistemi in grado di rimuovere permanentemente (cioè per un tempo superiore ai 100 anni) Carbonio dall’atmosfera. In tale contesto, un’opzione rilevante è rappresentata dal biochar: materiale carbonioso ottenuto per degradazione termica, ovvero attraverso la pirolisi o la gassificazione di biomasse vegetali o animali che altrimenti sarebbero solo uno scarto. Infatti, il residuo solido del processo è il biochar che, in funzione della matrice solida di partenza (solitamente materiale ligneo-cellulosico, ma anche rifiuti urbani ricchi di carbonio) può possedere capacità più o meno elevate di assorbimento di CO2 atmosferica e gas serra in generale. Dunque, da un lato vi è la possibilità di recuperare energia dal trattamento termico di questi materiali, dall’altro lato la possibilità di riciclare il residuo solido per sequestrare inquinanti atmosferici, rispettando i principi che governano il modello di Economia Circolare.

Sin dagli anni ’80, l’Unione Europea ha promosso la ricerca nel settore agro-industriale per l’innovazione e l’efficientamento del settore stesso. Tramite Programmi Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico numerosi risultati sono stati raggiunti, ma appare evidente che, oltre alle attività di ricerca in senso stretto, i progetti debbano prendere in considerazione anche altri fattori quali la gestione della ricerca e della proprietà intellettuale, la comunicazione, la costituzione di reti, la mobilità dei ricercatori, l’imprenditorialità e aspetti etici, legali e socio-economici, in grado soprattutto di ridurre quel gap concettuale e temporale che molto spesso viene a crearsi tra conoscenza e applicazione.


[1] Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, composta da 38 paesi membri.

[2] L’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.


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